Inno al...

 

L’ARCHI DELLE FONTANE

 

L’archi delle fontane, di pietre e matón rossi,

discendino dar monte sfilando accanto a ffossi.

 

L’acqua ‘un  portin piùe, ché ormai è giù ‘ntubata,

ma storia e tradission...  ne portin ‘na ventata.

 

Rifugio di ciortellore, limacce e di baìni,

passin di meszo a ccampi, traversin viottolini.

 

Son’arti e maestosi, con tanti contrafforti

gagliardi e poderosi, fieri possenti e forti.

 

Gióondi pel passaggio, lascino i ggatti a Guamo

trabacchin sopra ‘l Rogio, ed entrino a Verciano.

 

‘Uesto è ‘r più ber paesze della Toscana intera

szeppo di gente sana, dalla schiettessa vera.

 

Qui trovi i ccontadini che curin con amore

la nostra madre tera, con vanga e cor sudore.

 

Quarcuno cià le vacche, quarcuno tien conigli;

che sien galline o polli, li guardin come figli.

 

E tutti dietro ‘asa, cortivin sempre l’orto,

ci poi trova’ di tutto, com’ar mercato o ar porto:

 

patate e cipollotti, radicchi e pomidori

braschette ramerino e anco verze e ppori,

 

Torniam’ a nnostri archi, che szeppi di tristessa

dèvin lasciassi dietro, sta tera di ricchessa.

 

Traversin sopra l’oszeri e partin per Sorbano

doppo che han trabaccato la tera di Verciano.

 

Arivin fin’a Llucca, città der Vorto Santo

portando l’acqua bòna ch’ a tutti garba tanto.

 

En come ‘r Nottolini l’aveva progettati;

a nascici vicino, ‘un ci siam’ certo sbagliati!

 

                                    GiGi

                        (ir tavano rognoso)

 

                                                                       

Il paese dei ranocchi

Nonna Adele Scrive

IR SINDA'O DI LUCCA METTE A MMORTE I CCAPANDORESI

 

 

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01/02/04